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Vincenzo Calò (intervista)

Parlaci un po' di te…!

Sono una persona consapevole di ciò che pensa, che, pur investita da una perdurante instabilità politica e priva di una storia d’amore dai pieni poteri, può vantare un’indiscutibile crescita (specie dei capelli, sai me li rado in prossimità dell’estate per contemplarli quando rispuntano e poi si confondono, con l’aria emessa dal phon), perfino economica (purché si dia adito all’umana esistenza con piccole aspettative, alla giornata). Per il resto, rispetto qualsiasi religione (sono infinite), cioè mi ci aggiorno senza sbavarci, quindi i simboli che le rappresentano li considero come degli accessori, in cui da imperfetto perbenista vedo la morte degli altri, certo che gli altri ne vedono in fondo il supplizio per i condannati alla vita col terrore di sentire cose inimmaginabili. Ma sono tranquillo, perché solo gli stronzi (creature partorite dall’Intolleranza che proviene da ogni parte) vedono qualcosa di sbagliato a priori.

Cosa ti ha spinto a prendere carta & penna e a scrivere?

Le parole che si sposano con i fatti, mentre gl’ignoranti rapinano uno e più cervelli per divertirsi a una festa d’opinioni per dimenticare che si può arrivare a scegliere d’essere ignoranti. E’ una missione innanzitutto personale interessarmi di una data preoccupazione (dicesi Giornalismo, almeno a parer mio), e armonizzarla fantasticamente magari in alternativa (dicesi Poesia, al massimo a parer mio), per invitare alla percezione di una qualsivoglia emozione prima che alla comprensione di un argomento (e purtroppo importa poco o nulla alla stragrande maggioranza dei lettori stessi se non ci si entusiasma di botto e ulteriormente). Non è solo l’uso (che non è più sacrosanto e perfino smodato) della lingua italiana a preoccuparmi, ma ancor più, spesso, l’intento d’incerti esseri speciali di procurarsi l’attenzione di dio Denaro per comprare la logica comune e seccare dei significati che vanno sempre e comunque rimessi in gioco a scuola e in famiglia.

Hai altri libri in cantiere? Se sì, a quale genere apparterranno?

Ne faccio e ne farò di media uno all’anno, trattasi di raccolte di prose in versi, e di brevi saggi sull’Attualità e il Costume pubblicabili dapprima nel mio piccolo, sulle testate con cui collaboro. Ma ti prego: la differenza di genere in ogni contesto, anche letterario e per non dire culturale, non deve esistere. La Letteratura per intero e contaminata artisticamente ci deve rapire in un’occhiata alle vetrine delle librerie o alle porte (da spalancare!) delle biblioteche e non solo, e i giovani soprattutto devono essere preparati per disporne di una “dose”, senza più precipitare nelle viscere dell’ordinario e di conseguenza nella movida, ch’è solo un momento commerciale, omologante e deviante, avente nulla che comporti sensibilità e vera condivisione.


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